Alimentazione

Equilibrio alimentare in quarantena: consigli

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È una delle frequenti domande che spopola sul web in questi giorni. Per dare una risposta scientifica a questa domanda, è necessario suddividere il quesito in due:

– Esiste una dieta che ci aiuta a difenderci o a migliorare la nostra risposta all’infezione?

– Come deve cambiare la nostra dieta in seguito al grande e rapido cambiamento di stile di vita conseguente alle restrizioni decise dall’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio?

Al primo quesito è bene chiarire che non abbiamo una risposta specifica al Covid-19. È ovvio, conosciamo questo nuovo virus da poche settimane, sappiamo molto poco delle sue caratteristiche biologiche, non ci sono studi su possibili trattamenti farmacologici, non sono disponibili evidenze scientifiche su quali alimenti o nutrienti siano in grado di migliorare le nostre difese immunitarie per prevenire o combattere questa infezione.

Tuttavia, la possibilità di modulare alcune delle funzioni del sistema immunitario attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali è stato ampliamente studiato negli ultimi decenni. In particolare, proprietà immuno-stimolanti sono state dimostrate per alcune vitamine (Vit. A, C, E e D), per alcuni micronutrienti quali zinco e selenio e più recentemente per i probiotici.

Oltre 140 studi su animali suggeriscono che la vitamina C può prevenire o alleviare i sintomi di infezioni causate da batteri, virus e protozoi. L’infezione umana più studiata è il raffreddore comune dove la vitamina C somministrata regolarmente sembra ridurre la durata dei sintomi, indicando un effetto biologico. Solo due studi controllati hanno riscontrato un beneficio terapeutico della vitamina C per i pazienti con polmonite pertanto ad oggi, gli effetti della vitamina C contro le infezioni devono essere ulteriormente indagati (Hemilä 2017).

Negli ultimi anni, numerosi studi sono stati rivolti al possibile ruolo della vitamina D in seguito alla scoperta dei suoi numerosi effetti extrascheletrici, e né è stato dimostrato un rilevante impatto sulle risposte immunitarie innate e adattive. Secondo la maggior parte degli autori, sono necessari ulteriori studi per esplorare l’effetto preventivo della supplementazione di vitamina D sulle infezioni virale (Gruber-Bzura 2018).

Tra i minerali, il più studiato in campo immunologico è lo Zinco. È stato dimostrato, in studi nei modelli animale e sull’uomo, che un suo deficit può portare ad alterazioni dell’integrità del sistema immunitario (Dardenne 2002). Una sua carenza marginale è stata osservata in diversi gruppi di popolazione “a rischio”, come gli anziani supportando l’ipotesi che la supplementazione nei soggetti più vulnerabili potrebbe impedire la compromissione del sistema immunitario e migliorare sostanzialmente la resistenza alle infezioni in questi soggetti.

Più recentemente l’interesse scientifico è stato rivolto ai probiotici che oltre ad avere un ruolo specifico nella regolazione del microbiota intestinale sembrano avere un effetto immunomodulatore. Tra i probiotici i β-glucani sono i più studiati, e gli effetti maggiormente noti derivano principalmente da studi effettuati su animali e consistono nell’aumento dell’attività di fagocitosi e dell’attività delle cellule natural-killer (Akramienė 2007).

Dove troviamo questi nutrienti? Il nostro modello dietetico di tipo Mediterraneo, caratterizzato dall’abbondanza di alimenti vegetali come pane, pasta, verdure, legumi, frutta e frutti secchi, olio di oliva come fonte primaria di grassi, un moderato consumo di pesce, di carne bianca, di latticini e uova, moderate quantità di carne rossa e modesto consumo di vino durante i pasti, fornisce un ottimale apporto di tutti i nutrienti “funzionali” che possono giocare un ruolo immunomodulatore, lasciando l’uso di supplementi ai casi in cui si possa ipotizzare uno stato carenziale.